Premio Letterario Feronia
Città di Fiano 2000
La giuria per la IX edizione anno 2000 è stata composta da: Guido Almansi, Gianfranco Baruchello, Cecilia Bello (segretaria), Filippo Bettini (presidente), Gianni Borgna, Marcello Carlino, Aldo Clementi, Tullio De Mauro, Franco Falasca, Giuliano Ferilli, Franco Ferrarotti, Ludovico Gatto, Guido Guglielmi, Carlo Lizzani, Mario Lunetta, Aldo Mastropasqua, Predrag Matvejevic, Francesco Muzzioli, Stefano Paladini, Giorgio Patrizi, Lamberto Pignotti, Paola Pitagora, Mario Quattrucci, Fausto Razzi, Jacqueline Risset, Chiara Valentini.
Gianfranco Baruchello, Lamberto Pignotti, Franco Falasca, il premio Nobel Gao Xingjian,e la traduttrice M.Cristina Pisciotta
il giorno della premiazione a FIANO ROMANOLa cerimonia di assegnazione dei premi per le quattro sezioni è avvenuta nel Castello Ducale di FIANO ROMANO (RM), Sabato 21 Ottobre 2000 alle ore 10 del mattino. Ha presentato Paola PITAGORA. Sono intervenuti tutti e quattro gli scrittori premiati tra i quali Gao Xingjian (neo Premio Nobel 2000 per la letteratura, che al termine della cerimonia ha tenuto un incontro con la stampa, rispondendo alle numerose domande dei giornalisti intervenuti).
VINCITORI E FINALISTI ANNO 2000
Poesia:
Franco Cavallo, Nuove frammentazioni, Verona, Anterem, 1999
- Paolo Guzzi, Ecografie, Udine, Campanotto, 1999
- Rosa Pierno, Musicale, CiErre Grafica, 1999
- Nanni Cagnone, Il popolo delle cose, Jacabook, 1999
- Lello Voce, Farfalle da combattimento, Milano, Bompiani, 1999
Narrativa:
Vincenzo Consolo, Di qua dal faro, Milano, Mondadori, 1999
- Ermanno Cavazzoni, Cirenaica, Torino, Einaudi, 1999
- Laura Pariani, La signora dei porci, Milano, Rizzoli, 1999
- Giuseppe Neri, Bolero, Venezia, Marsilio, 1999
- Mauro Ponzi, La storia siamo noi, Chieti, Noubs, 1999
Critica militante:
Stefano Lanuzza, Vita da dandy, Stampa Alternativa, 1999
- Fausto Curi, La poesia italiana nel Novecento, Roma-Bari, Laterza, 1999
- Giuseppe Di Giacomo, Estetica e letteratura, Roma-Bari, Laterza, 1999
- Stelio Maria Martini, Il tramonto della parola, Roma, Bulzoni, 1999
- Rubrica radiofonica La barcaccia di Stinchelli e Suozzo, Rai 3
Riconoscimento speciale ad un autore straniero:
Gao Xingjian (1940-)Commediografo, regista, ma anche romanziere, critico letterario e teatrale, pittore, intellettuale eclettico insomma fra i più interessanti di questo ventennio, insignito del Premio Nobel 2000 per la Letteratura il 12 ottobre 2000, pochi giorni prima della cerimonia di consegna del Premio Feronia, assegnatogli il maggio scorso.
Diplomato in francese all'Istituto di Lingue Straniere di Pechino nel 1962, lavora come traduttore alla Casa Editrice in Lingue Estere per vari anni, prima di essere inviato in campagna durante la Rivoluzione Culturale. Ritornato alla "caduta della banda dei quattro" (1976), incomincia a pubblicare le sue opere nei 1978. I suoi Primo saggio sulle tecniche del romanzo moderno e La tecnica contemporanea della narrativa e il suo carattere nazionale (1981) suscitano in Cina un vasto dibattito sul tema "Modernismo e realismo", che apre la via ad una nuova fase culturale. Allo stesso tempo la sua prima opera teatrale, Segnale d'allarme (Juedui xinhao, 1982) segna la nascita del "Movimento del piccolo teatro" all'interno del nuovo teatro di ricerca (tansuoju). Segnale d'allarme viene rappresentato su una piattaforma rialzata senza fondali, semplicemente con un'impalcatura di metallo che suggeriva una messa in scena, rompendo così l'illusione dei quattro muri creati dal proscenio e rompendo in generale anche colla messa in scena di tipo naturalistico. Con il pubblico seduto attorno alla scena e sul pavimento,` la rappresentazione rompeva anche la barriera esistente fra attori e pubblico nel teatro tradizionale Furono usati forti luci, effetti sonori innovativi e un metodo di recitazione completamente diverso da quello Stanislavskij a cui il pubblico era abituato. Anche le sedute di discussione con il pubblico, i critici e la compagnia dopo la rappresentazione contribuirono all'enorme successo dello spettacolo.
L'anno successivo, Fermata d'autobus (Chezhan) conferma la popolarità di Gao: si svolge in un suburbio di Pechino e i personaggi arrivano dalla platea uno alla volta alla fermata dell'autobus per andare in città. Sono di diversa età, sesso,occupazione e personalità, simboli di una società in miniatura. Tutti gli autobus passano accanto alla fermata senza fermarsi mai, mentre dai dialoghi dei personaggi si capisce che il tempo sta passando in fretta senza che accada nulla. Sono passati infine dieci interi anni (quelli della Rivoluzione Culturale!) quando tutti si accorgono improvvisamente che non c'è nessuna scritta alla fermata e che perciò quella non è più, forse da tempo, una fermata d'autobus. Un'allegoria dunque del viaggio del popolo cinese verso un futuro incerto, che produce una sorta di paralisi di massa.
L'opera, considerata dai critici cinesi e occidentali "teatro dell'assurdo" (huangtangju), viene accostata ad Aspettando Godot: in Aspettando Godot, infatti, due vagabondi aspettano Godot senza che egli arrivi mai, così come i passeggeri della fermata aspettano autobus che non si fermano. In entrambi i casi i personaggi lasciano passare il tempo senza che accada nulla. Tuttavia l'opera di Beckett è molto più ambigua e densa di significati diversi: l'enfasi è sull'attesa, che non necessariamente però è perdita di tempo. La fermata d'autobus al contrario è molto più concreta: la gente aspetta una società promessa, ma l'autobus che la porta passa senza fermarsi. Gao non sembra credere che il fine di una società migliore sia un'illusione, ma che i mezzi per raggiungere questo fine siano fallimentari. Per meglio spiegare questo aspetto, Gao, ad un certo punto della pièce, fa diventare i personaggi narratori. Per esempio il direttore Ma dice: "Non ha importanza l'attesa in se stessa, se tu hai una chiara idea di che cosa aspetti. Ma se attendi invano per metà della tua vita, non ti prendi forse gioco di te stesso?". E infatti i critici cinesi pensano che l'opera sia una chiara, diretta, forte critica politica a una società reale. Tanto che dopo tredici rappresentazioni l'opera viene sospesa dalle autorità.
Da un viaggio fra le montagne lungo lo Yangze per investigare sulle condizioni primitive di quelle popolazioni e le loro culture, nasce Il selvaggio (Yeren), rappresentato nel 1985 al Teatro dell'Arte Popolare di Pechino e criticata fortemente dalla stampa ufficiale.. Nello stesso anno Gao pubblica anche Monologo, mai messo in scena e L'altra riva (Bi an), la cui rappresentazione è però immediatamente bloccata. Qui un gruppo di uomini e donne intraprendono un viaggio, la cui destinazione è l'altra riva, l'altra parte (in senso buddista). Nel corso del viaggio i personaggi si impegnano in varie, apparentemente arbitrarie e spontanee, attività. Giocano lottano, pregano, danzano: non c'è nessuna traccia o intreccio ben strutturato. Semplicemente gli attori sulla scena recitano e si muovono replicando le azioni e interagendo. Esplorando il potenziale teatrale nell'evento quotidiano più normale, nel movimento del corpo più semplice e nelle parole apparentemente senza senso' il commediografo critica allo stesso tempo la persecuzione dell'individuo in nome delle regole della vita collettiva.
Dopo aver scritto un'anticonvenzionale opera cantata e danzata, La città dei morti (Mingcheng 1987), Gao parte per un giro di conferenze in Europa e nel 1988 decide di fermarsi a Parigi, dove vive ancor oggi come rifugiato politico col sostegno del Ministero Francese della Cultura e della Comunicazione.
Nel 1990 un'altra sua opera, Fuga (Taopao), viene di nuovo criticata dalle autorità e da allora le sue pièces non sono più rappresentate sulle scene cinesi. In F'uga un magazzino disabitato, a pochi passi dalla piazza Tiananmen dove i carri armati e i fucili fanno vittime, diventa il rifugio precario di uno studente, una giovane attrice e un uomo di età matura. Il rifugio si trasforma però in un tribunale a porte chiuse, dove l'insostenibile tensione interiore da libero corso all'aggressività, ai desideri insensati e all'introspezione.
Entre la vie et la mori (poi Au bord de la vie, 1991) è la prima opera scritta direttamente in francese e traduce bene l'equilibrio precario, l'atto di funambolismo fra ieri e domani, fra amore e odio, sogno e incubo, che traversa la vita dell'eroina. Alla sua dolorosa introspezione risponde sulla scena l'eloquenza muta di una danzatrice e di un clown dell'Opera di Pechino. La sua ultima opera teatrale nota è del 1992, Dialoguer et interloquer: negli anni successivi sino ad oggi si è occupato essenzialmente di narrativa, scritta esclusivamente in lingua cinese.
Nel complesso la produzione teatrale di Gao Xingjian è molto vasta: 25 commedie (10 delle quali però distrutte durante la Rivoluzione Culturale) e un libro di saggi sul teatro (le cui idee essenziali sono la centralità dell'attore e una "teatralità esibita, che si confessa costantemente"). Una parte delle opere di Gao sperimenta le tecniche del simbolismo, dell'espressionismo e del flusso di coscienza spesso fondendole insieme; un'altra parte invece sembra esplorare maggiormente le implicazioni del teatro dell'assurdo. Negli ultimi anni si evidenzia un cammino progressivo verso la liberazione del teatro dall'eccessivo legame col linguaggio e verso un potenziamento degli elementi multipli del teatro totale, la musica, il canto, il movimento. C'è allo stesso tempo un tentativo di incorporare alcuni elementi del teatro tradizionale, come le tecniche delle arti marziali, certe maschere, l'acrobazia e il mimo. L'elemento surreale rimane sempre molto forte.
Le sue opere sonno state tradotte in moltissime lingue (in italiano soltanto "Fermata d'autobus", in In forma di parole, Padova, Liviana ed., 1988,IX,2) e rappresentate negli Stati IJniti, in Australia in Canada, a Taiwan, ad Hong Kong, in Francia, in Germania, in Austria ed in Inghilterra.Manifesto del I Premio Letterario Feronia Città di Fiano 1992