POESIA
Tomaso
BINGA, Tiziana COLUSSO, Vitaldo CONTE, Gaetano delli SANTI,
Michele FIANCO, Gregorio
GUMINA, Paolo GUZZI, Anna
MALFAIERA, Giulia NICCOLAI,
Lamberto PIGNOTTI, Marina PIZZI, Mario
QUATTRUCCI, Emilio VILLA
AUTORItratto
a SCATTO
AUTO
- ritratto o AUTORI
tratto...?
Tratto gli AUTORI come si conviene
a fin di BENE...!!
Attraverso un buco nero
la tua immagine è passata
si è fissata e poi impastata
con la CARTA corta e lunga
di un metraggio da drenaggio
come avviso-garanzia di doppiaggio.
Ma quel DOPPIO che ricerchi
nel tuo viso d' OPPIO intriso
si riflette incondiviso.
E' una lista lunga e oscura:
VUOI nasconder la paura !!
VUOI vedere chiaro dentro !!
VUOI sapere se ci credi !!
VUOI guardarti sotto i piedi !!
Ma quel VISO..." Ma quel VISO..."
per un CLIC ed un sorriso...!!
Ma quel VISO...!! Ma quel VISO...!!
Nel già detto buco nero
come ospite ingabbiato
ride ormai neutralizzato.
SENZA gesti né emozioni !!
SENZA innesti né opzioni !!
SENZA sguardo né riguardo !!
SENZA cuore né pudore !!
SENZA ranco né rancore !!
SENZA bianco dentro il nero !!
SENZA il nero dentro il bianco !!
SOPRA i FOGLI bianco-neri...!!
TI sei VISTA eppur... non c ' ERI...!!
Ho la lingua bruciata dalle vanità:
epidemie parasemantiche
mi si attaccano al palato
esalandosi dall'inchiostro quotidiano,
dalla comunicazione navigata
che circumnavigandomi mi circuisce
- o tenta -
ed infinite bolle e afte
mi porto a casa alla fine del giorno
mi dolgono
mi colgono in fallo di difese immunitarie
mi si ingorgano
extracomunitarie alla soglia del dire.
Lingua
patria & matrigna
lingua gramigna
lingua da banditori e grulli
specchietto per allocchi che riempie di reality soap
il vuoto di realtà, language de dépistage
(obbligatorio per essere à la page: sperimentali calembours
da Settimana Enigmatica: fatica fàtica
che sposta gli accenti senza spostare il mondo di una virgola).
Sul tavolo che
volevo monacale
si accumulano irriducibili strati di ciarpame:
cambiali, calligrammi, junk-mail, inviti ed invettive,
brochure elettorali, spot di pomate per i pettorali
Lingua di cicale. Lingua morta. Lingua spezzata.
Nemmeno una parola per essere salvata.
Glossite da glossolalìa (e così sia).
Non mi
guarisce neanche
l’esperantica speme di una lingua perfetta,
o una cabala di eletti
o il ritorno ai dialetti
o passare le notti ad inviare
gli ultimi SMS di Jacopo Ortis via cellulare.
Poi un giorno
qualcuno
mi chiede di insegnare
volontaria la lingua agli stranieri.
Agli straniati? Volentieri.
(quest’immodernità!)
che ′st′immodernità che sbatt′attorno
torna,
de ′st′immodernità che viva tu…
in fil′ infilastròzzati del dire,
ti slega l′allontan′allora statte,
statte,
s′a sfascio d′occhi che, né di narciso,
ma il piego e il sole, tanto, e frega più…
lo smetto il filo, e s′apr′ immetto tempo
al tempo,
non è moderno gire per di qua…
o il niente al niente dare da mangiare
o il segno materiale dello sguardo
guarda
(per possessione tacerò sui nomi),
che… il mondo del mondo di un mondo fa!,
è detto che fu un quasi suicidarsi,
darsi
del secolo innatùro e contra te…
riinoculando l′ironia volgare
e d′una giussociàle materiata
e atta
dell′ individuo allàppo fare grosso,
a sverniciare l′unicum di me…
il fiato, il fiato piove e slanda tutto,
tutto,
o gli angioli non tornano mai più?,
che dico e perforato, un solo buco,
né habitus, né voglia mia del resto
resta
all'ombra che combatte e che rimane
de 'st'immodernità ch'ammazzi più!
Giulia Niccolai
"FRISBEES (Poesie da lanciare)"
Campanotto
Editore, Udine 1994
Nel sonno
in sogno (ma è sogno?)
ragionamenti (ma sono ragionamenti?)
calcoli (?)
del subconscio.
Come immagine
quella di lunghe rette
che collegano tra loro
punti nello spazio.
Ed è il fatto
di saper collegare questi punti
(questi concetti?)
distanti
apparentemente estranei tra loro
che mi riempie nel sonno
di profondissima quiete.
...
Per un attimo
mi è parso
che
"M'illumino d'immenso"
facesse parte
di un verso
dell'Infinito di Leopardi.
O che ne fosse il titolo
e l'infinito
si trovasse
in un verso.
Quest'ultima volta
gli Stati Uniti
mi sono apparsi
così trasparenti,
decifrabili...
E ho avuto
talmente tanta fede
negli Stati Uniti
che,
tornata in Italia,
mi sono accorta
di averla persa tutta.
Ho cercato di scrivere le maiuscole
come me le hanno insegnate alle elementari.
(C'ero sempre riuscita).
Ma questa volta
me le sono sentite
remote ed estranee
come i dinosauri.
Si invecchia.
All'inizio
mi sono augurata
che i Frisbees
mi aiutassero
a far funzionare il cervello
in modo nuovo.
Cosa è cambiato?
Adesso ho più paura di prima.
"ECOGRAFIE"
Campanotto Editore, Udine 1999
SESTINE E AVVERBI IN RUE DE LA PAIX
Quando, quella strana delicatezza ci prende,
mentre, il rumore cresce nella strada e il cuore sembra,
solleticare la trachea, sembra, sottilmente ritmando in ansia,
forse, con nuovo significare, il tempo si disfa lentamente,
inconsapevole e grigio come un morto, tempo assorto
nel veloce percorso di quel viso
quando, i capelli leggermente agitati per il mare,
mentre s'affaccia a esaminare l'arazzo d'oro
l'uccello che illustra mondi sconosciuti ad ali tese,
alle montagne azzurre dello sfondo, le più azzurre nel vento,
le più belle, e stelle e pianeti come nuvole di talco al ralenti
sospese a fili dondolano su noi:
allora è forte il sentimento degli altri,
quando, il corpo delle donne si fonde con il mare,
nelle piscine tonde in California o sul lago salato di Bakù
si vorrebbe volare sulle case, tra i tetti sollevati
e gli attici abusivi, quando gli artisti vanno al lucernario
per cogliere l'idea e gli attori provano a cantare,
si trovano tra resti sconosciuti, frammenti di film:
dove gli occhi d'un tempo di Michèle guardano il vetro,
dove Ava Gardner s'aggancia alla bottiglia con labbra d'oro spento
dove, nel film di Bergman quel bel vecchio guarda la morte,
dove Marilyn aspetta che il metrò alzi la gonna
col sorriso distante di piacere;
quando Rue de la Paix si scioglie nello zucchero fuso che barbaglia
per l'odore smielato del torrone:
quando la gente deborda verso il fiume
e l'acqua copre e scopre a volte alterne, le targhe
dei caduti per le strade,
quando qualcuno prova a ricordare
Per approfondimenti sull'opera di Paolo Guzzi visita il suo sito
"IL RESTO VE LO DIRÒ DAL MÀNFANO"
(1988-92)
ALL'INSEGNA DEL PESCE D'0R0, Milano 1995
Al mio tormento scorro
affrettato in bisciù
teoremi che fa la farfalla
in approdare a vivacchiarsi
in fricasséa.
Oggi spiantandomi da dosso
filari d'aguzzi campicci,
mi son torto al corpo
con occhietti di cenge spaventate,
mi do di esaminarmi melassa
di squadernati copioni.
E pure sotto il perfido vello
d'Atrèo
a cottimo mi scialacquo,
dibarbato dal lutto crudo della strada
mi è fatica andare
col predicare i miei ernioni.
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VARIAZIONE N. 3 |
SUPPOSIZIONE N.0-8 (1993) |
Che succede se continuo a
respirare? (1968)
collage su cartoncino cm 7x7,5
Strane combinazioni da
fuoriclasse (1997)
collage su cartone cm 50x70
C'è una luce che fa malemale
lettone abbandonato parto infetto,
strenna in gelo festività del fango:
così muro le forme dell'amante
in un breviario turgido di sterpi
pena corsara il nascondiglio
sconsacrato il miele nel veleno.
Eccomi scritta fin dentro le saline
comatose miriadi di stenti:
di te ricordo lo schianto sul corso
pasquale
allorché le rendite parevano infinite
nelle marette gli albori di risa
scienti.
Lo scricciolo dimentichi la cantica
questo breviario nudo più dell’eremo,
mozzicone di matita gli pianga il cuore.
Oltre gerundio la trama si disdica,
questi veglioni tanto per sbiadire
le rondini che lavorano sul serio.
Marciume di corsaro quel tuo sguardo
parente delle trame che stordiscono
le ciocche delle alunne più restie.
Invece di capire ci resse il verbo
badante dentro nervi creduloni
vivi al dolore pazzi per la gioia.
Forti bugie le favole di zucchero
permettano le fogge delle goffe
preghiere quasi rendita il sorriso.
"E INTANTO DIRE"
Edimond, Città di Castello 1999
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Vitaldo Conte
"POLIFONIA DI DESIDERIO"
Gepas, 1999
tevere malìa
malìa cimelio bianco
amore nei corpi che
richiami in notti blu
con veleni di umore
liquido nume in cui vorrei mondare
scorie di civiltà ancora nitide
mentre insinui il ventre di roma
amore mio tradimento
in sistemi incolori
sorridi ai nottambuli trafitti
con bonaria seduzione assente
veleggiando una fine collettiva
sul tuo specchio oscuro
pur nel plauso dei riflessi
ridi un un tuffo augurale
prima del saluto definitivo
agli dei tutelari del destino
questo
QUEST'ESSENZA CHE DILATA LE NARICI
Quest'essenza che dilata le narici
e ti regala attimi infiniti
ci abbraccia
nel silenzio piumoso
di questa chambre.
Racchiusa nei tuoi profondi occhi
la tristezza di un Autunno
e ti ascolto
nel cantar delle foglie il vento,
sotto una doccia di ombre barocche.
Nutriremo le nostre pelli raggrinzite
con gocce di primavera
mentre fuori, nel cielo,
le grigie nubi s'accoppiano.
SYBILLA
(foedus, foetus)
Quando, da piccolo, nondum puer, strinsi un patto con te sui
giochi delle parole sensa senso, foedus inicisti:
ora tu non hai tenuto fede al nostro foedus,
foedus iniecimus
foedus transgredieris.
Ma io, stipite e lancia della tua infedeltà, ho voluto tentare a
mia volta le più delicate e voluttuose trasgressioni